mercoledì 26 marzo 2008

Dalla mia mente (part.1)

Finalmente solo. Dalla finestra riesce a vedere i colori di un tramonto che suppone essere una meraviglia, ma la sua vista si ferma sui muri dei palazzi dipinti ora di rosso ed arancio, di solito sono di un grigio noioso ed inutile. Le macchine invece fanno il solito infernale casino, code, clacson, discussioni tra finestrini, mandarsi affanculo a gesti, la nevrosi regna sovrana non gli rimane che chiudere la finestra e cercare di non farsi catturare da questa pazzia generale che ultimamente sembra non poter più tornare indietro.
Gli dispiace isolarsi così dal mondo ma non è affatto quello che pensava, oggi come oggi l’unica cosa che puoi fare senza essere preso di mira è scrivere qualcosa sul tuo computer ed assicurarti che non la legga mai nessuno.
Avrebbe voluto tenere la finestra aperta per far entrare un po’ d’aria fresca di questa primavera in ritardo ma è impossibile sopportare tanto rumore, non riesce nemmeno a sentire la musica; così non gli rimane che chiuderla questa maledetta finestra e cercare di concentrarsi su quello che deve fare, anche se ancora bene non lo sa…. dovrebbe finire il libro iniziato qualche secolo fa o magari mettersi a scrivere qualcosa oppure andare a trovare qualcuno per fare due chiacchiere, intanto va al frigo a prendere una birra poi si mette davanti al pc aspettando che l’ispirazione arrivi. Guardando il foglio bianco pensava che forse non era il mestiere per lui, quello dello scrittore, e che avrebbe fatto meglio a cercarsi un lavoro normale invece di girare sempre per case editrici ed editori vari, la fortuna non era mai stata dalla sua parte ed anche questa volta non si era fatta sfuggire l’occasione per ricordarglielo. Iniziò a pigiare sui tasti parole che sembravano non avere nessun significato e senso, poi piano piano prese vita una poesia e gli sembrava anche decente paragonata a tante altre che ne aveva scritte, ma nel pieno della creatività suonò il citofono… ‘merda!’, pensò.
“Chi è?”
è lei il signor Valerio Genesio?”
“Si, e lei chi è?”
“Polizia, avremmo bisogno di farle qualche domanda sull’omicidio che si è svolto ieri nel suo palazzo… può aprire il portone?”
“OMICIDIO…NEL PALAZZO…?! Io non so niente”
“Avremmo bisogno solo di farle qualche domanda, non c’è da preoccuparsi vogliamo solo trovare il colpevole”
“Ok, secondo piano” e mentre salivano pensava ‘e ti pareva che dovevo andarci di mezzo io, con tanta gente che abita qui proprio a me devono venire a rompere i ciglioni…’
Aprirono il portone di quel palazzo fatiscente, la puzza che si diffondeva per tutte le scale fece salire i due poliziotti praticamente in apnea. Lo schifo era ovunque e la costruzione sembrava dover cadere da un momento all’altro, il pavimento praticamente inesistente rivelava una concentrazione di scarafaggi da far invida ad un documentario del National Geographic, si sentiva anche lo squittire dei topi che sicuramente abitavano la cantina e di tanto in tanto salivano ai piani alti per cercare da mangiare. I poliziotti si guardavano come per dire ‘che posto di merda…’ e continuarono l’ascesa fino al secondo piano dove la porta di Valerio era socchiusa.
Appena dentro uno dei due poliziotti cominciò a guardarsi intorno, ad aprire cassetti e sportelli, a cercare carte della posta e la pubblicità, l’altro faceva domande del tipo “Dove era ieri sera alle 22.30?” oppure “Non ha sentito niente di sospetto questa notte?”, mentre Valerio nemmeno sapeva che avevano ucciso qualcuno la sera prima. Le due guardie rimasero nella casa per circa un’ora, poi come erano arrivate sparirono.

Pensò ‘mi hanno solo fatto perdere tempo e poi gli sta bene alla signora Carlini se l’hanno ammazzata era una tirchiaccia bastarda piena di soldi e viveva in questa merda solo per poi dare tutto alla chiesa… spero che non abbia fatto in tempo a fare testamento…’ e con questo pensiero nella testa uscì di casa.

Nessun commento: